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ATTENZIONE! Le risorse stanno finendo

Cari amici c’è da preoccuparsi… Le risorse naturali del pianeta potrebbero non bastare più già in un futuro non troppo remoto… Sveglia!!!

Le risorse non bastano più? Ma lo sapevamo già sono anni che sentiamo lo stesso ritornello. Certo è difficile iniziare a pensarci seriamente… Daltronde la nostra vita tranquilla… Daltronde ve lo immaginate il cittadino medio, seduto in poltrona, cullato dal torpore del suo nuovo impianto di condizionamento, con le gambe comodamente distese su tavolino, mentre guarda il suo talk show preferito e sgranocchia qualche patatina, pensare che il sistema ecologico potrebbe incepparsi? Naaa!
Eppure c’è da preoccuparsi seriamente, tanto più seriamente in ragione del fatto che in nessun programma politico di nessuna parte politica, di nessun paese, c’è posto per una seria analisi in matera…
Vi posto l’intervista fatta da Beppe Grillo, e pubblicata sul suo blog, a Lester Brown, uno dei più importanti analisti dell’ambiente, fondatore del Worldwatch Institute, e definito dal Washington Post: “uno dei più influenti pensatori del mondo”. Aprite bene le orecchie:

Mentre stiamo entrando in un nuovo anno, vorrei riflettere su come la nostra economia globalizzata sia giunta, dal punto di vista ambientale, ad una soglia oltre la quale non sia più sostenibile dalla Terra.
Mentre tutto questo è sempre stato ben chiaro agli ecologisti, quanto sta accadendo n Cina lo ha chiarito anche agli economisti.

La Cina ha superato abbondantemente gli Stati Uniti nel consumo di tutta una serie di risorse di base, come il grano, la carne, il carbone, l’acciaio con la sola eccezione del petrolio.
Qualora l’economia cinese dovesse continuare ad espandersi al ritmo dell’ 8 per cento l’anno, il reddito per abitante raggiungerà quello americano nel 2031.
A quel punto i cinesi, che saranno oltre un miliardo e quattrocentocinquanta milioni, consumeranno risorse quali petrolio e carta in quantità ben maggiori di quanto il mondo non ne stia producendo al momento.

Si rischia l’esaurimento del petrolio e delle foreste a livello mondiale.
Il modello economico occidentale – basato su carbone, benzina, automobile, rifiuti – non funzionerà in Cina.
E se non funzionerà in Cina non funzionerà neanche in India che, nel 2031, avrà una popolazione ancor più importante di quella cinese.
Ne tantomeno funzionerà per gli altri tre miliardi di abitanti dei Paesi in via di sviluppo che puntano anch’essi all’ “american dream”.

Ciò è tanto più vero per le economie dei paesi sviluppati che si troveranno a dover agire in un mondo sempre più integrato, nel quale dovranno anch’esse competere per gli stessi petrolio, grano ed acciaio.
La sostenibilità dello sviluppo economico dipende dunque dal passaggio ad un modello economico basato sull’energia rinnovabile, sul riciclo e sul riuso dei materiali nonché su un sistema diversificato di trasporto.
“Business as usual” – il piano A – non ci può condurre verso il futuro al quale vogliamo puntare. E’ il momento di passare al piano B, e di incominciare a costruire una nuova economia ed un nuovo mondo. Il piano B si compone di tre parti:
1. una ristrutturazione dell’economia globale in modo da consentire la sostenibilità della nostra civiltà
2. un gigantesco sforzo per sradicare la povertà, stabilizzare la crescita della popolazione, riportare la speranza
3. un enorme sforzo per ridare un equilibrio al sistema terrestre.

Esempi di questo nuovo modello possono essere visti nelle fattorie alimentate ad energia eolica, in Europa, nei tetti giapponesi tappezzati di pannelli solari, nella quantità in rapida crescita di macchine ibride negli Stati Uniti, nella riforestazione in Corea del Sud, e nelle strade dedicate alle biciclette di Amsterdam.

Praticamente tutto ciò che ci serve per costruire il nuovo modello economico è stato fatto, o abbozzato, in uno o più Paesi. Tutte queste considerazioni sono state approfondite e discusse nel mio nuovo libro: “Plan B 2.0”, che può essere liberamente scaricato a http://www.earth-policy.org

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